Non sono i cervelli il problema, ma la fuga. Da una terra che non dà più opportunità.

Quattro anni fa ho incontrato Augusto Marietti in un incubatore di San Francisco e l’ho intervistato per WIRED (articolo): era un ventenne incazzato con il nostro paese come pochi, al confine con la superbia. Non aveva (ancora) combinato nulla a San Francisco, ma non sarebbe mai tornato indietro. Oggi ha decine di dipendenti pagati 10.000 USD al mese e una startup riconosciuta e usata dai developer di tutto il mondo: Mashape. Eccolo in un video di qualche giorno fa a “Di martedì” il programma di La7.

La determinazione di Augusto, sono sicuro, è stata fondamentale, assieme alle sue skill, nell’apprendere velocemente e nel mettere a frutto quanto la Silicon Valley ha da insegnare. Detto questo non so se in un altro posto sarebbe riuscito a far valere il suo talento e a vedere la sua impresa realizzata e resa possibile con la stessa potenza e velocità. Lo dice anche lui, parlando dell’Italia: “non avevamo chance”. Personalmente preferisco la critica quando è meno aggressiva e con meno luoghi comuni (l’ennesima invocazione a Adriano Olivetti  tante altre cose dell’intervista a Augusto…), come quella stringente, argomentate e costruttiva di Davide Serra. Ma in ogni caso il focus è lo stesso: l’Italia è una terra che non dà opportunità.

Chiamarli “cervelli in fuga”, quindi, è un tentativo di appropriarsi indebitamente di quello che Augusto chiama il crogiolo della Silicon Valley, è un po’ illudersi che dentro Mashape ci sia qualcosa di Italiano, ma non è così. Che tu sia italiano, israeliano o polacco lì c’è pensiero, c’è capitale e c’è opportunità. Ma è una storia americana, non di cervelli italiani (o polacchi  israeliani…) in fuga. Senza offesa, se Augusto fosse rimasto a Milano, probabilmente, rischiava di non combinare nulla. Non sono i cervelli – certo che devono essere bravi, ma di quelli ce n’è – che fuggono quello che conta, ma le opportunità (che ci sono dove i “cervelli” fuggono o che mancano da dove si fugge) a far la differenza.

Così come non dobbiamo e non possiamo copiare e replicare un modello, quello della Silicon Valley e del Venture Capitalism, che funziona con le regole di un mercato liberistico e dinamico come gli USA forse dobbiamo smetterla di preoccuparci di tutti quelli che se ne vanno e di parlare di “cervelli in fuga”, ma iniziare a parlare di “terra senza opportunità”. E dobbiamo darci da fare per creare qui le opportunità per far prosperare le future generazioni, di materia prima ne abbiamo a pacchi: a partire dall’economia delle bellezza e dalla “Land of Beauty”, di cui parla Maurizio Di Robilant.

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