Archivi categoria: Shanghai 2010

The new list

Una volta gioiellerie e ristoranti raffinati avevano una sede in tutte le metropoli europee e tenevano Tokyo o una città asiatica sconosciuta in lista perché “faceva esotico”. Oggi a “fare esotico” è rimasta solo Los Angeles, l’Europa, signori, è fuori lista…

La sintesi cinese

Trovo che questa immagina sintetizzi abbastanza bene la capacità di assorbimento culturale e commerciale dei cinesi e la capacità di fare una nuova sintesi, chiamiamola “la sintesi cinese”,  con cui si appropriano di qualcosa con disinvoltura e efficacia uniche, strizzando l’occhio a chi la riceve e “convincendolo” che le cose sono sempre state in quel modo. In effetti a guardare questa foto viene da credere all’assunto che sta dietro: “Voi americani non avete inventato niente con Obama, avete copiato Mao“. Grandissimi giratori di frittata. Altri esempi che vi vengano in mente di “Sintesi Cinese” con cui si sono appropriati di qualcosa?

Un paese senza marche?

Qualcuno mi sa fare il nome di un brand cinese? Questo secondo me è un problema, una situazione che deve cambiare. Il commercio estero della Cina deve rapidamente qualificarsi con prodotti di qualità e aree di specializzazione, altrimenti ci ritroviamo con una superpotenza che esporta pompe idrauliche falsificate e chincaglierie. Ma perché questo possa cambiare occorre che non cambi solo la Cina, ma anche chi ci viene e ci fa affari. Probabilmente dobbiamo cambiare anche noi e “pretendere” dalla Cina più qualità.

La marca “China”.

La percezione della Cina è molto peggiore di quello che è il paese reale. Insomma non solo la Cina è un paese senza brand nel senso che non conosciamo marche cinesi nel mondo occidentale, ma anche la “marca” Cina non ha una grande reputazione dalle nostre parti. Nel sentire comune Cina è sinonimo di molte cose, tutte poco positive. Una cinesata è una cosa un po’ losca, le cineserie non sono cose per cui siamo disposti a pagare molto, il cinese non è di sicuro il personaggio che brilla di più per immagine, si manda qualcuno in Cina non certo per fargli un favore. La lista potrebbe essere lunga, ma i valori associati alla Cina nella cultura occidentale sono di basso livello (almeno in quella italiana, sarebbe interessante sapere come è vista negli altri paesi europei).

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Shanghai, la umida

Shanghai vive dentro una nuvola di vapore acqueo capace di contenere 17 milioni di anime (più, pare, altre 5 milioni di anime clandestine). L’aver consultato vari servizi meteo prima della partenza e l’aver confrontato il 54% di tasso di umidità di Milano ai primi di luglio con il 79% di Shanghai negli stessi giorni, non mi aveva trasferito il concetto con altrettanta oppressione polmonare di quando sono sceso dal volo Air China a Pudong (PVG). Shanghai è stata definita in vari modi: “Parigi dell’Est”, “New York dell’Ovest”, “Puttana d’oriente”. Quel che è certo è che è una città umida, florida, in calore quasi. Avida di gru e escavatori che creano 5 linee di metropolitana in due anni. Qualunque guida comperiate per Shanghai è superata: durante i tempi di stampa come minimo han tirato su una torre di 500 metri o fatto due nuove strade e aperto almeno una dozzina di ristoranti alla moda.

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