Greenpeace non è certo nuova a clamorose azioni di disturbo contro grandi brand e multinazionali. E non è nemmeno nuova all’uso del Web come terreno di scontro con le aziende da un lato e di recruiting per le proprie cause dall’altro, ricordiamo infatti il caso in cui si responsabilizzava un noto snack per la deforestazione o il caso in cui Ken mollava Barbie e Greenpeace invitava a scrivere al CEO di Mattel.
Entrambi casi eccellenti di “rovesciamento” della comunicazione, nei quali i topic di maggior rilievo del brand (golosità e gusto e l’amore) vengono ribaltati e diventano tremende accuse al comportamento etico della marca.
Oggi però Greenpeace va oltre e per attaccare il colosso tedesco dell’automobile Volkswagen lancia una campagna web in grande stile, che va oltre il messaggio gridato e il video “virale”. Volkswagen Dark Side è un vero e proprio Social Network e contemporanemente un gioco di ruolo planetario in cui ci viene chiesto di coalizzarci per fermare la forza oscura di Volkswagen che “si oppone a misure antiinquinamento”.
Trovo questa campagna straordinaria da un punto di vista tecnico per svariati motivi che andrò ad elencare, ma anche stimolante dal punto di vista dell’etica, e concluderò con una domanda su questo.
Volkswagen Dark Side gode di una forza comunicativa straordinaria per i seguenti motivi:
– Ribalta un topos di una campagna di grandissimo successo, premiata al Festival di Cannes 2011
– Presidia il web in modo straordinariamente efficace, “occupando” le stesse keyword della campagna con però maggior efficacia grazie al passaparola che sarà sicuramente superiore a quello della campagna originaria e lascerà tracce a lungo
– Sfrutta le dinamiche del web in modo completo e maturo, con un meccanismo di Social Networking e affiliazione spinto da una “causa” altissima: salviamo il pianeta, condita dalla giusta dose di ironia
– Coinvolge chi ci entra in contatto con dinamiche di gaming grazie alle quali più partecipi e più amici coinvolgi più progredisci nel gioco e nella causa, attivando nuovi personaggi ed eroi che possono combattere le forze del male
– Ha tutte le leve e i bottoni ben settati per propagarsi alla velocità della luce (come sta facendo in questi giorni), tenete sott’occhio l’hashtag #VWdarkside per averne un’idea. UPDATE: dopo pochi giorni i “ribelli” partecipanti al gioco sono oltre 122.000!
Stiamo a vedere se e come risponderà la casa tedesca, se cederà come la casa dolciaria svizzera che ha dichiarato di interrompere l’utilizzo di ingredienti a rischio deforestazione o se userà vie legali o altre strade per salvaguardare la propria immagine. Conoscendo l’intelligenza dei due italiani che governano la comunicazione e il marketing della casa tedesca, sono sicuro riusciranno a uscire bene da un’impasse sicuramente ostico.
Sorge però anche una domanda: fino a dove è lecito spingersi per sostenere una causa condivisibile? Si può demonizzare in modo così radicale un’azienda per un singolo aspetto del suo comportamento con danni permanenti o di lungo periodo e un effetto negativo totalizzante che ritrae oggi la casa tedesca come “il male”? Questa domanda vale sia sotto il profilo giuridico (che conseguenze corre Greenpeace?) che etico: è accettabile una comunicazione che, seppur nel contesto generale di trasparenza e dialogo che giustamente la Rete comporta, aggredisce i modo così emotivo e frontale un’azienda?
Certo, se poi si ottiene il risultato, uno sarebbe portato a dire il fine giustifica i mezzi. Ma nessuno pesa poi i danni reali di questa campagna e il loro essere proporzionati all’effetto desiderato. Non è facile d’altronde. Non ho una risposta. Di pancia siamo tutti con greenpeace, è chiaro. Di testa un dubbio me lo pongo. Anche se Greenpeace è sempre molto brava nell’essere sì aggressiva e implacabile, ma ironica e misurata al tempo stesso, rendendo le “sue” campagne molto difficilmente attaccabili.
L’ultima considerazione è che i valori sociali saranno sempre più rilevanti, e le azioni di CSR delle aziende non incidono nemmeno una minima parte rispetto alle campagne partecipate dalle persone. Il tema etico e la Social Responsibility rischiano quindi di esplodere in qualunque momento per ogni azienda attraverso i “Social” Media. Un fattore da mettere in analisi e su cui fondare le prossime strategie di marca.
E voi, che ne pensate?