Archivio mensile:agosto 2005

Non siete su AD, ma su Comm Ave

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Commonwealth Avenue (a Boston la chiamano “Comm Ave”) e’ l’equivalente di Corso Garibaldi a Milano o di Viale Parioli a Roma. Al 280, giusto in mezzo, abita Santo.

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Ha un appartamento-loft di 140 metri quadri con pavimenti in bambu’, TV al Plasma, mobili di design. E due camere con bagno, una delle quali e’ tutta per me.

roof

Sul roof un gigantesco terrazzo con vista su Cambridge e sul Financial District. Vado a disfare le valigie, poi vi racconto di Boston: rispetto a New York sembra di stare in Svizzera.

Very smart!

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Devo spedire una valigia in Italia e devo confezionarla in un cartone. Prima di uscire di casa, per andare al Post Office, noto lo Skateboard del figlio di Joe. Excellent, lo scatolone lo portera’ lui. Attraverso il quartiere tra l’approvazione di tutti i vicini: “Very Smart”, “Cool”. Ormai sono un Brooklynese a tutti gli effetti, peccato che oggi si parte per Boston.

P.S.: Ho deciso. In California mi compro uno skateboard!

On the road to Boston

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E’ ora di partire per Boston. Si va in autobus, costa poco e sembra di essere piombati in sud america. Il Port Authority Bus Terminal e’ un casino disgustoso, niente biglietteria automatica, code sterminate, famiglie accampate, backpackers. E’ la faccia povera dell’America. Qui prende l’autobus solo chi non puo’ permettersi treni o aerei.

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Dopo 4 ore arriviamo a Boston che e’ ormai notte. Anche se sto qui due-tre mesi il bagaglio e’ molto contenuto. Leggeri si viaggia meglio.

Completely logical, completely crazy

E’ New York. Una citta’ assurda e affascinante. Manhattan e’ vibrante di energia, adrenalina. Lo avverti appena ci metti piede: ti arriva una scarica, o meglio una carica, che ti porta in giro, ti fa fare cose. Tutto quello che puo’ sembrare strano di NY e’ perfettamente logico: dall’ordinazione delle street e delle avenue agli infiniti servizi e abitudini. Servono per vivere o sopravvivere.

A Manhattan “It’s always happening”, hai la sensazione che se sei qui, di sicuro non ti stai perdendo nulla. Che siano le tre del pomeriggio o le cinque di mattina c’e’ sempre gente che si muove, locali aperti, taxi, metropolitana, gente che lavora. Al tempo stesso e’ una citta’ completamente folle. I New Yorchesi sono pieni di questa adrenalina al limite della follia. Sono sempre alla ricerca di qualcosa, insaziabili, aggressivi (nel senso buono). Le ragazze ti prendono la testa e ti baciano in bocca dopo un’ora che le hai conosciute, se stai loro simpatico. Poi magari sale la stanchezza, saltano su un taxi e ti lasciano in mezzo a una avenue.

Alla fine della giornata hai fatto un milione di cose e sei contento, ma realizzi che ce ne sono cento milioni che non hai fatto e sei insoddisfatto. E’ un posto dove vorresti vivere per sempre e allo stesso tempo vorresti lasciare oggi stesso.

Let’s-go-Li-ber-ty

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Da bravo New Yorchese la domenica vado al Madison Square Garden (The World Most Famous Arena) a vedere giocare le NY Liberty. Sono i playoff della WNBA, il MSG e’ pieno zeppo. Ho comprato dei biglietti a 10 dollari in secondo anello, ma tra il primo e il secondo tempo scendiamo a quattro file dal campo , dove sono rimasti due posti liberi. Noi siamo europei e possiamo permetterci questa scorrettezza.

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Noi siamo io e Jaime, il fratello di Ana, una mia amica spagnola. Jaime lavora a New York e siccome Santo studiava ho invitato lui.

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La partita e’ entusiasmante: il gioco e’ di altissimo livello e le Liberty, incitate incessantemente da tutto il MSG, rimontano alla grande. Il tifo e’ solo a sostegno, gli avversari non vengono mai insultati. E’ organizzato dagli altoparlanti che, quando le Liberty sono in attacco, mandano una base musicale per il coro “Let’s-Go-Li-ber-ty” o per il coro “El-ai—bi-i-ar-ti-uai”. Quando le Liberty sono in difesa gli altoparlanti mandano suoni bassi e cupi e tutto il MSG intona un gutturale “DE-FENSE, DE-FENSE”.

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Ma oltre che dalla partita il bello viene dagli spettacolini che hanno luogo durante i Time Out. C’e’ il Liberty Juke Box, in cui al pubblico vengono fatti sentire tre brani per alcuni secondi e in base all’ovazione viene scelto quello preferito. Ci sono le “Little Torches”, ballerini bambini. Le gare padre e figlio in cui un bambino col genitore deve trasportare attraverso il campo venti scatoloni di pizza senza farli cadere. E poi c’e’ la gara di esplosione di palloncini in cui due coppie genitore-figlio devono far esplodere piu’ palloncini possibili. Il segreto sta nel fatto che i genitori non possono usare ne’ mani ne’ piedi, per cui la tecnica e’ che il bambino appoggi il palloncino per terra e il papa’ ci si lascia cadere sopra facendolo scoppiare col sedere.

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A un certo punto entra in campo uno con un fucile. Ma non era un terrorista, era un “Liberty Dancer” che sparava…magliette per i posti piu’ in alto.

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La rimonta continua incessante, Becky Hammon, la star delle New York Liberty di cui indosso la maglietta, segna da tre piu’ volte e conduce la squadra alla vittoria: 73 a 65, Let’s go Liberty.

Voooolaaaareee

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“Signori, e’ il capitano Smith che vi parla in cuffia. Benvenuti a bordo del nuovo elicottero EC 130 prodotto dal consorzio europeo Eurocopter. Tra qualche minuto decolleremo per un volo sopra l’isola di Manhattan.”

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Volare in elicottero e’ una figata. Siamo in sei col comandante, l’elicottero e’ a terra e vibra come un frullatore. Le pale spazzano l’acqua dell’Hudson River (il fiume che separa New York dal New Jersey) dietro di noi. Uno degli assistenti di terra chiude i portelloni, il pilota impugna la cloche e, come se la forza di cento giganti ti stesse sollevando, cominci ad alzarti, un metro, cinque, dieci, cosi’ nel tempo di dirlo. L’elicottero si gira su se stesso e puntando il muso in basso comincia ad avanzare verso il fiume, pochi attimi e vediamo le piscine delle case del New Jersey.

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Con una virata da montagna russa ci dirigiamo verso Lower Manhattan, nel frattempo abbiamo preso quota, saremo a 500 metri di altezza e bisogna decomprimere le orecchie.

A bordo si vibra, per il motore e per l’emozione. Non pensavo di vedere la Statua della Liberta’, ma l’autorita’ di volo di Manhattan oggi ha proibito il sorvolo di Central Park e cosi’, per compensarci, la Liberty Helicopter ci porta a Liberty Island. Ho fatto bene a non fare la coda per il ferry l’altro giorno.

La vista e’ spettacolare, le foto purtropo risentono sia delle vibrazioni sia del riflesso degli spessi vetri dell’elicottero. Ma la fiaccolona di Lady Liberty e’ proprio sotto il nostro culo.

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Altra virata e via verso l’Upper West Side. Paradossalmente Manhattan dall’alto colpisce di piu’ per le case basse che per i grattacieli, in realta’ solo il 10 % di Manhattan e’ fatta di Skyscrapers.

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Tanto l’ascesa e’ entusiasmante quanto la discesa e’ da brivido. Quando il pilota spinge la cloche per scendere di quota si va giu’ che e’ un piacere. Ti senti scivolare la pelle della fronte. Avete presente quando nei film di guerra un elicottero e’ in avaria e i soldati urlano nella radio “We are going DOWNNN”. Beh, non ce lo avete presente davvero se non l’avete provato. Si va veramente DOWN, peggio di qualunque vuoto d’aria in aereo.

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Anche l’atterraggio e’ uno spettacolo, l’elicottero si avvicina all’eliporto senza tante manovre e, come un gatto, appoggia le sue zampone sulla pista. Facile, no?

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Scendiamo e dopo aver rifiutato cortesemente una foto che mi ritraeva davanti all’elicottero (volevano 15 dollari: mi ci compro tre birre al village ed e’ piu’ bella quella che mi son fatto da solo con le cuffie e la cintura) esco per raggiungere Santo. Non prima di essermi fermato a guardare decollare il volo dopo, verso il sole che tramonta.

VILLAGE PEOPLE

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Ecco una galleria di persone curiose, simpatiche, interessanti del Village, ma non solo. E’ doveroso iniziare con Juicy Lucy (Lucy la succosa) che gestisce questo baracchino di spremute e frullati all’angolo tra la prima avenue e la prima street.

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Esco di casa e mi infilo nel pub qui dietro l’angolo per il brunch. Il cameriere, Luca, e’ un ragazzo molto simpatico di Milano, che ha studiato Advertising allo IULM, ha fatto il corso di teatro a Quellli di Grock, come me, e ha vinto la Green Card alla Green Card Lottery, purtroppo non come me. Vive qui da due mesi e penso ci restera’ a lungo.

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Si chiama Yard Sale, anche se in questo caso le cose le regalano. Quando qualcosa non vi va piu’ lo mettete in strada in vendita. O in regalo, e chi passa se vuole se lo prende.

Rare, medium o well done?

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Se la scelta si limitasse a queste tre opzioni sarebbe anche facile: al sangue, media o ben cotta, come la volete la carne?

Il problema e’ che c’e’ stata tutta una fioritura di opzioni. Al Rare (Al sangue) si e’ aggiunto il Raw (Praticamente crudo) e ognuno ha generato una sfumatura per cui potete ordinarla Raw, Medium Raw, Rare, Medium Rare, Medium, Well Done…E se l’hamburger ve lo portano un po’ troppo sul Mediume Rare (secondo il vostro personalissimo giudizio) mentre voi lo volevate solo Medium ve lo rifanno.

Fatemi una cortesia, stasera provate a farlo con la Pizza, poi mi dite cosa vi ha risposto il pizzaiolo in un commento:-)