“Resistance is futile” (Cit.) #WWDC14

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Questa sera abbiamo assistito alla messa laico-tecnologico-digitale di Apple, celebrata in streaming da San Francisco. Siamo tutti molto felici(!). Finalmente, finalmente (lo ripeto due volte) gli ingegneri della Apple sono riusciti a ottenere alcuni obiettivi di notevole, seppur pratica, utilità.

La tecnologia dietro i sistemi operativi Apple è diventata così matura che riesce a fare alcune cose “straordinarie” quali:

– farci iniziare un documento sull’iPad e farcelo finire, ricominciando dallo stesso punto, sul computer (io la chiamo da sempre “sindrome Dropbox“),

– gestire le nostre telefonate sull’iPhone o sull’iPad o sul Mac, insomma sul device che abbiamo aperto in quel momento (Allargando ancora di più il gap di innovazione con le Telco e gli otri produttori di smartphone),

– far sapere dove siamo e dove stiamo andando a chi vogliamo e solo a chi vogliamo e misurare i nostri parametri vitali mentre ci spostiamo,

– decidere (e scrivere!) per conto nostro (e conoscendoci…) a cosa stiamo invitando qualcuno (“Vieni al.. Cinema/Teatro/Pizza?” – “… Sì/No/Forse“).

Tim Cook ha concluso dicendo “This is something only Apple can do!“.

Mi stupisce sempre la terminologia con cui, in Apple, descrivono queste funzioni super-avanzate: Continuity, Location, Tagging, Maps. Tutto si chiama con il nome generico: fare il pane, camminare…. eppure “Solo Apple lo può fare” e sembra logico e inoppugnabile.

E così siamo a commentare una messa tecnologica, noi con un cuore in fondo umanista, ma che pur ci sentiamo sempre geek. E viviamo questa irrisolvibile contraddizione di chi ammira questi processi stupendi e perfetti, per cui uno smartphone ci completa la parola e ne sentiamo, al tempo stesso, il senso di sgomento in cui ci getta l’idea che il nostro “io” sia ceduto a un algoritmo o a un microchip, fate votis.

Stasera la novità, forse per la prima volta, non era né hardware né strettamente software in termini funzionali, ma era tutta centrata sulla Human-Computer interaction e sulla Cognitive Technology. I sensori e i movimenti umani sono diventati la vera UI. La “conoscenza di noi” da parte della macchina parte essenziale della user experience, che diventa experience di noi stessi. Sono anni che sento discutere della posizione da prendere, dopo tutto questo tempo, sono giunto a una sola risposta: la tecnologia sta sempre un passo avanti a noi nell’intercettare i nostri bisogni e nel darci soluzioni, che si accompagnano certo a dubbi, ma spesso non grandi (o razionalizzati) quanto i vantaggi.

Inutile resistere… (Cit.)

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