Si susseguono le voci sulla imminente “chiusura” di Google + legate anche alla uscita da Google del suo capo-progetto Vic Gundotra.
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Internet con 7 miliardi di persone
Volete sapere cosa diventerà Internet nei prossimi dieci anni? Beh nessuno lo sa,ma forse la visione di Eric Schmidt si avvicina abbastanza a quello che succederà. Eric Schmidt è ancora nel board di Google ed è singolare sentire l’Executive Chairman di una società privata parlare di tanti e tali mutamenti della società. Questo speech ci fa capire due cose: l’immenso potere di Google e la necessità ormai impellente di avere anche in Italia un classe politica e culturale in grado di apprezzare il fenomeno, comunicarlo e contribuire a gestirlo.
GOOGLE+ OR GOOGLE*
Poi, un giorno, qualcuno mi convincerà che Google NON HA acquisito Diaspora, NON HA rinominato gli aspects in circles, NON HA implementato il codice sui suoi sistemi e NON HA scritto un NDA in cui Daniel Grippi and friends si impegnano a non rivelare l’accordo… un giorno…
One day someone will convince me that Google DID NOT acquire Diaspora, DID NOT rename aspects in circles, DID NOT merge Diaspora code into Google’s system and DID NOT sign an NDA with Daniel Grippi and friends not to reveal the deal… one day…
Sartoria e meritocrazia: stili imprenditoriali a confronto tra Silicon Valley e Italia.
Trovo sul blog di Massimo questa foto di Steve Jobs (Founder e CEO di Apple) e Eric Shmidt (il CEO di Google) ritratti a chiacchierare in un coffee shop. Steve ha la sua immancabile “divisa”: jeans, NewBalance e girocollo nero, Schmidt è appena più formale, ma lontano anni luce da come ci immagineremmo il CEO dell’azienda più potente del pianeta (e qui non so bene nemmeno io se mi sto riferendo a Google o Apple).
La Silicon valley è un posto strano, oggi è l’epicentro mondiale dell’industria tecnologica e (ormai anche) media, è stata la culla della cultura Hippie in cui la rivoluzione digitale affonda le radici, è il nord della california, quello della corsa all’oro, il Far West, insomma, terra di conquista da sempre. Dalle culture hippie, freak, hacker e dai crogioli culturali di Stanford e Berkeley è nata un’onda sismica che sta influenzando tutto il mondo, la rivoluzione digitale se la sono immaginata nei campus del nord california negli anni 70 e oggi sta riscrivendo le regole dell’economia globale. E lo sta facendo in blue jeans, portando con sè anche una nuova “eitiquette” del business.
Questo ambiente misto di cercatori di fortuna, crediti universitari sogno americano e aspiranti rivoluzionari ha generato forse il più grande sistema meritocratico della storia dell’uomo. La Valley attira i talenti di tutto il mondo e li centrifuga estraendone ogni anno una next big thing. C’è troppo da fare e da creare in un posto così per avere il tempo di andare a vestirsi da Caraceni, come dice Massimo. 🙂
Ho condiviso il post su facebook e ne è nata una vivace discussione su sartorialità, meritocrazia e brain-drain (fuga dei cervelli) con testimonianze interessanti da chi vive in USA: incollo qui sotto alcuni estratti, la conversazione intera è qui.
Qui in USA c’e’ un forte desiderio del fare … e si parla solo quando si e’ fatto. Il sistema fortemente meritocratico auto-elimina in manierla naturale chi parla parla … e poi l’arrosto non arriva mai 😉
La valley è un posto molto particolare, in genere in usa i megamanager sono immensamente più formali dei nostri!
a mio parere in Usa si agisce, in Italia si pensa e si parla di agire…e non resta tempo per concretizzare. condivido apprezzamento per pragmatismo e per capacità di pensare in grande USA.
Paolo PriviteraIl sistema quasi esclusivamente internazionale e di immigranti (piu di 130 razze e lingue),e’ stato strutturato in maniera rigida e pragmatica tale da fare girare al meglio tantissimi ingranaggi sociali delicati … ricordiamoci che la gente e’ scappata da ogni parte del mondo per venire qui,a cercare fortuna,allontanarsi da situazioni spiacevoli edifficili o non condivise, intravvedendo un posto migliore dove imparare e crescere. Non che il sistema non abbia difetti, ma sicuramente e’ un posto migliore dell’Italia dove crescere e lavorare, e alla base sta etica, fiducia e rispetto verso il prossimo, parole (grosse e) rare in Italia. Mi piacerebbe poter portare un po’ di “cose buone” qui dalla Silicon Valley e potere migliorare un po’ il sistema Italia … ma la vedo difficile,forse rimarra’ un discorso possibile solo generazionalmente. Si potrebbero anche portare e metterle in pratica ma mancherebbe l’ecosistema. Certamente il brain-drain non porta da nessuna parte, ma basterebbe cosi poco per poter essere apprezzati anche nel Bel Paese.