Prendo spunto dall’ottimo post di qualche giorno fa di Gianluca Diegoli (lo trovate qui) e da una provocazione da parte di RyanAir ripresa da molti blog in questi giorni, in particolare da Antonio Tombolini (qui) che la identifica come una nuova forma di comunicazione aziendale.
In Sintesi RyanAir mette in Home Page un banner molto appariscente con Umberto Bossi che fa il dito medio. Così facendo RyanAir contesta apertamente le scelte del governo verso Alitalia, bollandole come dannose per i consumatori. Il banner linka a offerte a caso di voli a 10€.
Secondo Tombolini:
L’azienda scende sul terreno della comunicazione quotidiana, interpersonale, al livello dei fatti della vita, e interloquisce alla pari […]
Se è interessante che un’azienda entri sul terreno della comunicazione quotidiana, e che gli spazi pubblicitari (pagati coi potenti budget aziendali) diventino spazi aperti alle opinioni dei lettori (aumentandone potenzialmente anche l’efficacia quindi) trovo che a questa provocazione di Ryan Air manchino ancora un paio di cose importanti (oltre alla possibilità di essere commentata sul loro sito, come suggerisce Tombolini).
– Una piattaforma di conversazione sistematica, altrimenti resta un episodio isolato, un PR Stunt tanto per far parlare di sè (come stiamo facendo)
– Una strategia di contenuti che non verta solo sull’intercettazione delle notizie calde o sulla loro manipolazione (come in questo caso), ma che abbia come asse centrale la discussione dei prodotti, dell’azienda, delle sue scelte e che da lì si colleghi anche a tematiche di informazione o politica. Altrimenti non è una conversazione, se sceglie solo uno di cosa parlare…
Per il momento l’iniziativa di Ryan Air mi sembra solo l’equivalente di quella che una volta era la dichiarazione ad effetto da fare ai giornali per far discutere le persone, solo che stavolta è fatta su Internet.
La cosa più interessante di tutto questo episodio resta il fatto che si stia cominciando a ragionare su cosa mettere dentro gli spazi pubblicitari comprati a caro prezzo su siti molto trafficati (anche qui bisognerebbe aprire un capitolo sulle pianificazioni media sul web…) e che forse l’equivalente animato di un’affissione non è il contenuto migliore o l’unico possibile per un banner…
UPDATE: Avevo dimenticato l’esperimento italiano di Metafora (peraltro portato avanti dal mio editore): lo trovate qui.
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