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Digital Transformation for dummies

Cambiare obiettivi, funzione, attività. Una delle opportunità che ci riserva il mondo digitale.

Le sigle, le definizioni e le formule si sprecano nel mondo della consulenza e della comunicazione digitale. Spesso sono usate con poca cognizione di causa o abusate, altre volte in modo ambiguo e IMHO impreciso. Si pensi a “Social Business”, che sulla bocca di molti consulenti indica l’impatto dei “Social Media” (volgarmente e e imprecisamente “Social”) sul business. A mio modo di vedere trovo imprecisa la definizione sia da un punto di vista linguistico (a ben leggere il Social Business è il business baricentrato su fenomeni sociali) sia di contenuti: non è solo il “social” a impattare sul business, ma tutto il “digital”.

Definizione e esempi.

Un termine ricorrente, e che sentiremo molto nei prossimi anni, è quello di “Digital Transformation”.  Per quanto ogni definizione rischi di essere parziale, per definire l’ambito possiamo dire che la Digital Transformation consiste nel ridisegnare l’offerta del proprio business per renderla più competitiva e più aderente alle aspettative del proprio mercato grazie alle tecnologie digitali. Continua a leggere

Internet e la “vivisezione” dei Brand

Passo le giornate a osservare i comportamenti delle aziende sul web e ho un sentimento ricorrente: la solidarietà. Per coloro che operano nel marketing e nell’ADV e che sono abituati a spot scintillanti girati in 70 mm, Jingle in dolby surround, foto da galleria d’arte, impaginazioni grafiche da museo. Le marche, infatti, sono abituate a comunicare con una perfezione stilistica totale e oggi si ritrovano di punto in bianco immerse in una vasca in continuo fermento dove la gente le chiama col nome sbagliato, fa loro il verso in contro-spot spesso più popolari dell’originale, ne prova i prodotti e ne parla in pubblico (e non sono modelle, ma consumatrici brufolose e sovrappeso). Solidarietà – sincera – perché sento il disagio che provano coloro che sono i detentori del linguaggio della marca. Sento che si chiedono, nei confronti della Rete: devo davvero portare il mio brand lì dentro? E come? Continua a leggere

Perché su Internet le aziende si DEVONO comportare “come le persone”.

Si discute da molto e in varie forme tra blogger, esperti e non esperti di comunicazione online se sia giusto che le aziende adottino modalità di comunicazione tipiche dei social media e cioè pensate per le persone e non per i brand. Il problema è mal posto, secondo me. Per vari motivi.

Esiste innanzitutto la cattiva pratica in cui molti consulenti propongono strumenti inadatti, mentre ce ne sono alcuni predisposti ad hoc. Poi esiste la cattiva committenza, che pretende da progetti sui social media tempi e risultati non ottenibili, viziata da pratiche storiche sui mass media. Infine esiste la cattiva critica, quella rancorosa che si incentra su ogni minimo possibile sbaglio, invece che mostrare la strada. Ed è forse quella che fa più danno, non portando valore e dando visibilità solo all’errore o al pericolo, mai all’opportunità.

Il grande equivoco di fondo è che molte persone, molto familiari col web, si aspettano dalle aziende una conoscenza istantanea e una prassi comunicativa perfetta dal giorno zero. Non accadrà mai. Il valore sta nel portare le persone dell’azienda in un percorso di conoscenza virtuoso che, nel corso degli ANNI, le porti a diventare cittadine della rete a pieno titolo.

In sostanza il dibattito verte sul tema: “in un contesto di persone, come può muoversi l’azienda?” – “E’ giusto prevedere la presenza dei brand nei Social Network?”  – “Le aziende devono stare su twitter?”  –  Etc Etc… Premesso che il vero punto sta come sempre nei contenuti e non nel mezzo (hanno qualcosa da dire queste aziende?), ecco una serie di “perché” le aziende è giusto che pratichino comunicazione nei Social Media. Anche in modo limitativo, anche poco e non troppo bene, ma purché intanto assimilino logiche e criteri e poi li applichino.

– Perché i Social network PREVEDONO la presenza dei brand.

– Perché i brand [su Internet] non hanno molte altre chance, ameno per ora.

– Perché i Social Media stanno prendendo il sopravvento e funzionano in chiave relazionale e non “inserzionistica”.

– Perché per attrarre l’attenzione delle persone devi essere “Human” e non puoi essere solo brand.

– Perché paga.

– Perché è vero che è ridicolo pensare che si possa diventare amici di una macchina, ma è anche sbagliato criticare un mondo perché qualcuno lavora male.

– Perché porsi il dilemma se abbia senso l’agenzia 2.0 è tempo perso. Il problema non è quello, il problema è AIUTARE le aziende a comunicare nel modo giusto. Farlo, non parlarne.

– Perché le aziende sono fatte di persone.

Che poi tutto questo non sia facile, siamo d’accordo. Ma cosa volete: visibilità senza pagare il media e senza fare un po’ di fatica? 🙂