Allego qui la presentazione tenuta oggi all’AdvCamp della Blogfest.
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AdvCamp e blogfest
Per chi si occupa di comunicazione e non lo sapesse ancora è in corso questo week end la BlogFest che ormai è diventata un Festival, sponsorizzata da Telecom, con l’AD Franco Bernabè che incontra i Blogger, Microsoft, Fiat, MySpace.
Credo che valga la pena passare a Riva del Garda nel WE per immergersi nel mondo dei Social Media, e in particolare per partecipare all’ADV Camp, il BarCamp dedicato all’Advertising, con 30 interventi e oltre cento partecipanti. E’ in programma anche un mio piccolo intervento, dal titolo: Le regole d’oro dell’Advertising: valgono ancora?
Animali sociali: anche i cani e i gatti fanno social networking
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Un post estivo, ma alla fine con dei risvolti interessanti. United Cats e United Dogs sono due social network dedicati a gatti e cani. Il vostro micio può diventare amico del gatto della vicina o di una gattina svedese. Il vostro cane può abbaiare e litigare con un mastino di Parigi o decidere di riprodursi con una barboncina di razza di Philadelphia. Scherzi a parte i proprietari dei cani hanno la possibilità di esprimere la loro creatività e il loro amore per gli animali, di conoscere persone con cui condividere esperienze, suggerimenti, problemi. Non stupisce che i due siti siano tradotti in 15 lingue e contino già decine di migliaia di “cani” e “gatti” registrati.
Ma c’è anche un altro risvolto che riguarda il marketing. I social networks per “animali” possono essere una miniera di informazioni e un’ottimo momento di contatto per le marche.
– Quale posto migliore per chi produce cibo per animali per conoscere il proprio mercato?
– E per un produttore di auto per capire come fare macchine più dog-friendly o promuovere alcune caratteristiche delle proprie vetture presso una nicchia di target molto interessante (i pets costano molto, chi ha un cane e un accesso a Internet probabilemnte è anche un buon prospect).
– E se un tour operator volesse promuovere pacchetti con agevolazioni per chi ha animali?
Insomma, è sicuramente una delle nicchie più scanzonate del web, ma potrebbe essere interessante, e sicuramente è la conferma che i consumatori sul web oggi vanno approcciati in modo trasversale e secondo le LORO esigenze e necessità.
*= In foto Misha il gatto della settimana su United Cats.
La courtesy page: esserci anche quando non ci si è
Vi consiglio di leggere l’interessante post di Sean Carlos su AnteZeta che traccia una piccola e divertente analisi con delle interessanti considerazioni riguardo la courtesy page di alcuni dei servizi più noti sul web. La courtesy page è la pagina che appare quando un sito non è raggiungibile e, verosimilmente, ci sono dei problemi. E’ una piccola situazione di crisi in cui diventa importante rinsaldare il legame di fiducia col visitatore e informare in modo tempestivo e completo. Ma può anche essere l’occasione di strappare un sorriso, dimostrando contemporaneamente di avere cura del proprio pubblico sin nei dettagli.
(Qui sotto la celebre e ironica courtesy page di Twitter)
Virale da record! Randy Pausch: 6 milioni di visualizzazioni in 3 giorni
Cosa dovete fare per ottenere tutta questa visibilità?
1) morire
2) essere stati in vita uno dei professori pù amati e innovativi della Carnegie Mellon University
Il titolo di questo post è una provocazione, ovviamente, ma forse tra le tante lezioni del Professor Pausch, morto il 25 luglio di tumore al pancreas e la cui ultima lezione (qui) sta spopolando sul web, ci può stare anche quella che i contenuti vengono prima di tutto il resto su Internet, anche se dovete fare marketing.
E se il banner diventasse una conversazione?
Prendo spunto dall’ottimo post di qualche giorno fa di Gianluca Diegoli (lo trovate qui) e da una provocazione da parte di RyanAir ripresa da molti blog in questi giorni, in particolare da Antonio Tombolini (qui) che la identifica come una nuova forma di comunicazione aziendale.
In Sintesi RyanAir mette in Home Page un banner molto appariscente con Umberto Bossi che fa il dito medio. Così facendo RyanAir contesta apertamente le scelte del governo verso Alitalia, bollandole come dannose per i consumatori. Il banner linka a offerte a caso di voli a 10€.
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…e se lo dice Kotler.
Arriva un po’ ultimo, il Grande Vecchio, come si è autodefinito, ma almeno si spera farà presa su scettici, spaventati e incerti. Tra le citazioni (VIA B&Blogs) dell’incontro a Milano di ieri:
Le aziende devono “aprirsi ai consumatori e stabilire una relazioneâ€
Basta con le 4 P, ora siamo al CCDVTP (Create, Communicate, Deliver, Value,Target, Profit
Le aziende devono “create an experience (a good one)â€
Ha menzionato il “word of mouthâ€, il “buzzing†e pure il mitico “Facebookâ€
Cose che forse sentiamodire da un paio di anni, ma certo un endorsement del genere ha comunque il suo valore.
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Per chi non lo sapesse Philip Kotler è considerato il massimo esperto mondiale di Marketing ed è autore di un altrettanto famoso manuale su cui si sono formate generazioni di marketing operatives: qui su Wikipedia.
Comunicazione digitale, catodica, tipografica…
Leggo questo post su Ted Disbanded, di Francesco Taddeucci, uno dei copywriter più premiati d’Italia. Riporta una interessante segnalazione di un intervento di Nick Law sul nuovo modo in cui le coppie creative delle agenzie dovrebbero lavorare. In sintesi Law propone di aggiungere una “digital person” alla coppia copywriter/art director.
Questa ossessione, tutta pubblicitaria, di riferirsi al mondo del web come al “digitale”, di chiamare i progetti relativi a Internet “digital” tradisce sin da subito una scarsa familiarità col web. Mi spiego meglio, tutto il sistema pubblicitario, probabilmente per effetto di qualche guru che ha usato il termine “digital” per la prima volta, fa un gran parlare di “digital” creativity, “digital” strategy etc etc.
Se i “digital advertisers uscissero fuori dalla loro digital-nicchia si renderebbero conto che sono solo loro a chiamare Internet “media digitale” (che fa anche un po’ ridere…). Pensate se si riferissero alla tv e agli spot come “comunicazione catodica” o alla stampa come “comunicazione tipografica” 🙂
Anche estendendo il concetto di “digitale” al mondo della telefonia mobile o alle nuove forme di TV, la sostanza non cambia. Il problema non è fare una comunicazione digitale o più digitale rispetto al passato, il problema è sempre quello: fare una comunicazione che funzioni.
Oggi la comunicazione, anche solo quella offline, passa da mille canali. Non so se gli eredi degli scrittori e pittori americani di inizio secolo* possano farcela da soli, o anche accompagnati da una “digital person”. Io nel team di comunicazione della mia agenzia/azienda vorei registi, DJ, street artist, giornalisti, fotografi, graphic designers, programmatori Ajax o Ruby e i pubblicitari quelli con una visione strategica, che sappiano concepire e coordinare un concetto forte su cui lavorare tutti assieme.
*=Copywriter e Art Director sono due figure che nascono assieme all’advertising e quindi assieme alla stampa, ai giornali. Erano di solito pittori di grido o di tendenza e scrittori di romanzi d’avanguardia assoldati dalle prime “Agenzie” di pubblicità che facevano compravendita di spazi. Il concetto di creatività pubblicitaria nasce dal fatto che la pagina era un’inserzione, un’intrusione nei contenuti del giornale e quindi doveva dare qualcosa in cambio: emozione, stupore, fascino. Serviva qualcosa di nuovo, di creativo, appunto. Poi è arrivata la televisione, ma registi e attori non sono quasi mai entrati nel processo creativo, così come non lo sono entrati i DJ con la radio. Adesso Internet sta coagulando i linguaggi, stimolando le relazioni brand-consumer, creando ogni giorno nuovi linguaggi e modi di interagire: chissà se basta una digital person a fianco di copy e art? 🙂
Nella foto la costruzione del Times Building, sede del NY Times: credits qui
Quando il web serve da ispirazione…
Tutto è nato, qualche anno fa, coi pubblicitari che hanno iniziato a usare flickr invece di Grazia Neri per i layout. Internet è talmente ricca di creatività , di spunti, idee ispirazioni che non si contano più, ormai, le tendenze e le creatività nate dal basso, sul web e diventate poi mainstream o produzioni in grande stile. Due casi.
Serpica Naro (anagramma di San Precario), lavori all’uncinetto impregnati di cultura guerrila e web, punti fatti di pixel per dare una nuova inattesa vita a quello che sembrava vecchissimo: il ricamo. (Grazie LivePaola per la segnalazione)
Questo bellissimo spot di Schweppes, nato sull’onda di un filone estremamente popolare su YouTube: l’ultra slow motion, basta guardare i video (e le visite) al profilo su YouTube della casa di produzione UltraSlo.
Insomma, riprendendo ancora una volta MiniMarketing, forse val la pena davvero di girare col budget in tasca. E forse val la pena di girare per Internet, alla ricerca di vita, creatività , comunità rilevanti per il proprio brand.
Insomma il tempo rischia di valere più del denaro (Internet PR, pag 35).
Altri spunti qui
Preview / Vodafone Lab
Grazie a un invito stasera ho visto la nuova piattaforma social di Vodafone, Vodafone Lab, per ora in fase Beta. Vi incollo qui due screenshots.
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