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Una (micro) presentazione su microblogging e aziende

Ieri, presso la School of Management del Politecnico di Milano si è svolto il Microcamp, un barcamp dedicato al microblogging e i suoi utilizzi. Il microblogging racchiude quelle piattaforme quali Twitter, Tumblr, il nuovo BeeMood e altre che consentono, e anzi incentivano, la pubblicazione di brevissimi messaggi in stile SMS e una interazione minima, ma esistente, tra chi vi prende parte.

All’ultimo minuto mi hanno chiesto di fare un intervento sul ruolo che il Microblogging può avere nella comunicazione aziendale. Visto il contesto ho pensato di fare una micropresentazione lunga esattamente 140 caratteri (spazi inclusi, proprio quelli consentiti da Twitter). Ve la riporto qui con qualche nota sotto.

Relationship: il microblogging offre una forma basica, ma comunque interessante di socializzazione sul web, che può essere l’embrione di un network di consumatori o stakeholder per le aziende

Corporate Mood: la brevità e la frequenza di pubblicazione favoriscono la spontaneità dei contenuti, trasmettendo l’immagine di un’azienda e del suo management da un angolo nuovo e più fresco.

Brand status: i prodotti vivono di continui aggiornamenti e novità, uno strumento agile e flessibile quale il microblogging può essere particolarmente utile per dare aggiornamenti continui.

In sostanza la conclusione può essere che il microblogging favorisce la valorizzazione di quei “microcontenuti” aziendali che spesso non trovano altra visibilità.

Un giorno di “ordinaria” popolarità

Nelle settimane scorse è esplosa la polemica sulla pubblicazione sul sito dell’agenzia delle entrate delle dichiarazioni dei redditi degli italiani nel 2005. Internet si infiamma, il primo blogger che segnala la notizia passa nel giro di 24 ore da 100 a 60.000 visitatori (leggete qui, sì da cento a sessantamila in un giorno). A ruota arriva la stampa, la tv, la radio. La conversazione passa dall’online ai mainstream media ai bar.

Oltre a essere spesso il propulsore di questi vorticosi passaparola, Internet ne consente anche la misurazione. In questo grafico vediamo l’impennata di conversazioni sul ministro Visco in occorrenza del giorno in cui è uscita la notizia. Monitorare non solo i picchi, ma gli andamenti e le reazioni delle persone a un avvenimento, a un lancio di un prodotto, a una campagna di comunicazione penso sia un’opportunità straordinaria e a portata di mano di qualunque azienda.

Grazie a BlogMeter

Forrester / Il comportamento degli italiani su Internet (2)

Riprendo la ricerca di Forrester Research di cui ho parlato in un post precedente, in cui i navigatori vengono classificati in base al loro gradi di attività.

Comparando la media nazionale italiana e quella europea si ha un risultato interessante: gli italiani sono il popolo più attivo su Internet. Questo si evince non solo dal confronto con la media europea, come vedete dalle due slide qui sotto, ma anche confrontando la media italiana con quelal dei singoli paesi presi in esame dalla ricerca (Uk, Germania, Francia).

Potete provare voi stessi con un semplice, ma interessante strumento di comparazione che si trova sul sito di Forrester Research: QUI.

La media italiana (clicca sull’immagine per ingrandirla).

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La media europea (clicca sull’immagine per ingrandirla).

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Rileggi il post con il significato di ogni categoria: qui.

Forrester / Il comportamento degli italiani su Internet (1)

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Forrester Research da molto tempo conduce indagini e ricerche sul comportamento dei consumatori su Internet. Particolarmente interessante quella che chiamano Social Tecnographics Ladder, un grafico che rappresenta i consumatori in base al loro comportamento e all’intensità della loro attività.

In base al loro grado di attività Forrester Research distingue i:

Creatori (hanno un blog, caricano su Internet foto/video/musica, scrivono molto)

Critici (commentano i blog, scrivono nei forum, comemntano i prodotti)

Collezionisti (leggono con gli RSS, votano, classificano i contenuti coi tag)

Partecipativi (frequentano i social network, scambiano messaggi)

Spettatori (leggono blog, siti, forum, recensioni, ascoltano podcast e non scrivono)

Inattivi (non fanno niente di quanto sopra)

La classificazione è molto interessante, la ricerca si spinge oltre e profila i navigatori italiani e le percentuali di appartenenza alle varie categorie. Nei prossimi giorni vi segnalerò altre slide.

La pagina sul sito Forrester

[via Mauro]

Severgnini sui comunicati stampa: “Internet non si usa così”

[…] non si manda tutta questa roba senza autorizzazione (email con cinque allegati). Ogni giorno ricevo – come tutti i miei colleghi, immagino – molti di questi comunicati-stampa, con foto/allegati corposi, spediti da uffici stampa sconosciuti a infinite mailing-list. Internet NON serve a questo, e NON si usa così. […]

Il resto leggetevelo su Italians del Corriere.

Beppe Severgnini pubblica uno dei mille e passa comunicati stampa che riceve per posta elettronica. Chissà che adesso che uno dei giornalisti più popolari d’Italia lo ha detto, non si cominci a ragionare su come le notizie devono essere veicolate su Internet.

Un discorso simile lo ha affrontato Marcello Foa nel suo intervento di sabato al wordcamp, non sarebbe male lo riprendesse anche nel suo blog.

Mi permetto di aggiungere: non è solo un problema di etiquette, ma anche di efficacia. Sul come farlo ne riparliamo in un prossimo post…

Matt Mullenweg in esclusiva per Apogeo

Ho appena pubblicato un pezzo su Apogeo Online con una chiacchierata fatta, in occasione della sua recente visita a Milano, con Matt Mullenweg, fondatore di wordpress.com: una delle più popolari piattaforme di blogging al mondo con quasi 4 milioni di utenti attivi e riconosciuto da PCWorld come la sedicesima persona più importante del Web a livello mondiale (Leggi QUI).

Vi incollo qui il video con una parte dell’intervista (sottotitolata) in cui Matt parla brevemente dei social media e del loro impatto sulla comunicazione.

L’intervista integrale e gli altri video si trovano QUI.

Grazie a wordcamp italia e all’organizzazione.

Dalla carta al web senza passare dal via

Advertising Age, la testata sulla pubblicità più influente al mondo, ha lanciato un sondaggio provocatorio e, a mio modo di vedere, un po’ catastrofista, la domanda è: “Quanto a lungo vivranno ancora i giornali cartacei? 10, da 10 a 20, oltre 20 anni”. Si sa che i sondaggi fanno sempre notizia, anche su Internet.
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Crescere piano, crescere fort(i)

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Se ci pensate bene, in fondo, coltivare e crescere una rete, un network è un’operazione fatta di pazienza e lavoro quotidiano, di rispetto per l’altro e di contenuti. Forse chi (aziende, giornalisti, persone) ha problemi con Internet o non lo capisce ha solo troppa fretta. Il premio per chi sa aspettare è un sistema di legami che ci è destinato a durare nel tempo.

Tough love*

Ciao ragazzi…certo che potete postare il video sul blog..ne sarei onorato! […]

Non passa giorno che non ci capiti di avere riscontri dalle persone della loro passione. La frase sopra è la risposta di un ragazzo a cui abbiamo chiesto se potevamo postare sul blog di un’azienda nostra cliente il video che aveva girato e montato lui a un evento.

Dicevo non passa giorno in cui non torni indietro amore, passione, interesse per i prodotti e le aziende con cui abbiamo la fortuna di lavorare.

Basta abbattere le barriere: dalla gente si prende qualche spintone, ma anche un sacco di amore.

*= Tough love vuol dire amore duro, quello che ti dice le cose in faccia nel bene e nel male. Applicato a Internet e le marche è un’espressione usata per la prima volta da Robert Scoble in Naked Conversations.